Adriano Cortiula

Le misure nell’acciaio forgiato

Le misure, praticamente un incubo, non sono mai stato capace di rilevarle con sicurezza.
Non so come si prendono, so come ho fatto io, in fondo i miei lavori si possono vedere tutti, quindi in qualche modo c’è l’ho fatta. Naturalmente una parte fisiologica di errori c’è sempre nelle persone distratte come il sottoscritto.
 
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.Le scale a spirale, molti si lamentano della difficoltà che hanno a prendere le misure per realizzare la ringhiera. Quando parlano con me di queste cose penso che siano dei marziani. Personalmente non ho mai preso le misure di una scala a elica, anche se ne ho fatte parecchie, lo ritengo tempo perso. Un presunto fabbro che aveva lavorato i Svizzera mi ha raccontato che lui prendeva le misure basandosi su un filo teso al centro della scala. Gli ho fatto un paio di domande, e ho concluso che stavo perdendo tempo con un cacciaballe che sicuramente non era fabbro.
In teoria è possibile, ma io non so come si fa e in ogni caso non mi fiderei.
Il sistema che ho sempre adottato è semplicemente quello di fare una sagoma sul posto e portarla in officina. Mezzora di lavoro per una sicurezza assoluta.
Vediamo come procedo.
.Si prendono dei spezzoni di acciaio che si trovano di solito vicino alla troncatrice, non importa che i profili siano uguali, la lunghezza è tra i venti e i 40 cm, al limite si allungano o si tagliano sul posto. Portiamo la saldatrice in cantiere.
.Sul bordo dove dobbiamo fare la ringhiera li assembliamo insieme gradino per gradino.
.Una volta finito prendiamo un palo, lo mettiamo a piombo da ambo le parti, e colleghiamo con dei spezzoni il profilo dei gradini. Anche se basterebbero pochi io ne metto uno per gradino.
.Alla fine ci troviamo con una sagoma sulla quale possiamo fare con sicurezza il parapetto. Se la ringhiera fosse nella parte opposta la sagoma è necessariamente più grande, in quel caso si può fare la sagoma a pezzi.
.Una richiesta che ho sempre fatto al cliente è quella di farmi lavorare al grezzo prima di fare le finiture della scala. Ogni tanto me lo hanno concesso, spesso arrivo quando tutto è appena finito e la signora delle pulizie ha lucidato la scala e io entro con arnesi da fabbro.
La comodità di lavorare al grezzo è assoluta, in caso di errori si rimedia senza preoccuparsi di dare fuoco a qualcosa. A me però, per una volta che il cliente mi mise a disposizione la casa al grezzo, per costruire una ringhiera chiodata a spirale strettissima, un incubo montare gli elementi sui tre piani, tra l’altro a incastro. Finito il lavoro, in breve tempo scordai la frustrazione soddisfatto del risultato ottenuto. Tempo dopo venni invitato all’inaugurazione di questa villa, in quella serata andai a vedere la scala e per poco non mi venne un colpo. Quando si lavora al grezzo, in ogni piano ci si fa tracciare i livelli del finito e su quelli si basa il lavoro. Dopo aver controllato i tre piani capisco cosa era successo, il marmista per motivi suoi aveva tolto un gradino all’ultima rampa. Ovvero prima i gradini erano 17 ora sono 16 mandando a carte quarantotto il filo degli spigoli che correvano sul bordo della ringhiera.
Accanto a me il marmista con un bicchiere in mano, vestito a festa, mi diceva che tanto non si vede.
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