Adriano Cortiula

L’insegna “neo” barocca
Riepilogo / Conclusioni

Insegna in acciaio forgiato

Critiche

Non sono nato su di un pero, per cui  capisco benissimo che coloro che si intendono di ferro non hanno nessun interesse per questo lavoro, e di certo non pretendo che lo guardino o che leggano la relazione.
Spero solo che sentendo parlare di stili datati qualcuno lasci cadere qualche parola per far capire ai fabbri meno dotati come il sottoscritto, o principianti, almeno i grossolani errori che ho commesso.
Pertanto mi rendo conto da solo che il lavoro non è nè valido nè originale, sarebbe originale se fosse il solo, ma invece, immagino, sia talmente comune da non essere preso in considerazione.
Sciaguratamente prima che l’insegna uscisse dall’officina aveva già ricevuto una serie interminabile di critiche.
 Quelle che ricordo le scrivo qui di seguito.
Non mi sono arrabbiato per le critiche ricevute, ma sono rimasto deluso dato che le ho trovate banali, (mi sono parse interessanti solo la seconda e la terza) infatti ho risposto a tutte senza particolare fatica..
.Molte persone pur guardando questo lavoro non  dicono niente, però lasciando intravedere dalla mimica facciale una profonda saggezza e erudizione, preferisco di gran lunga le eccessive e inutili lodi degli incompetenti.
Scrivo questo capitolo affinché qualcuno mi faccia conoscere gli errori di impostazione di progettazione di costruzione e di finitura che, suppongo, siano talmente tanti da mettere in imbarazzo qualunque fabbro.
Ovviamente come dicevo in precedenza, non pretendo che chi critica abbia letto il resto della relazione, per questo le brevi risposte che ho dato sono il riassunto delle pagine della relazione.
Questo articolo ovviamente è parziale verrà ampliato per ogni nuova critica che riceverò.

Insegna in acciaio forgiato Critiche

Critiche

Risposte

Quello che ho scritto in questa relazione è frutto della mia fantasia ed è completamente sbagliato.
Devo dire che ho inserito una striminzita bibliografia per giustificare le scelte che ho fatto.
I libri che ho citato sono tutti attualmente in commercio, quindi il controllo è facilissimo.
Può essere che non abbia capito niente e sono pronto a chiedere venia.
Vorrei solo che mi si dicesse, e di questo né sarò eternamente grato, dove ho sbagliato indicandomi i testi e i lavori (relazionati) che contraddicono il mio.
La tecnica compositiva del barocco, è lo schema  basato sulle proporzioni musicali del diatesseron  e non la proporzione aurea.
Vero, è il principale,  ma non è solo quello, ci sono molti schemi usati in quel periodo, tra cui in modo massiccio la proporzione aurea.
Il problema, quando si parla della  proporzione musicale (12 23 34 ecc.) e del periodo barocco, è che viene immediatamente in testa l’armatura che ha costruito Rubens per dipingere la Deposizione dalla Croce.
Va da sè che questo schema forma una composizione equilibrata e nello stesso tempo anche dinamica adeguandosi alle esigenze di sinuosità e di movimento tipiche del barocco.
Purtroppo a me pare che la sinuosità orizzontale non sia efficiente come quella verticale, siccome l’insegna è eseguita su un rettangolo con il lato maggiore  orizzontale ho deciso per la proporzione aurea.
Lo schema costruttivo è sbagliato.
Alla mia domanda, dove? Il soggetto che ha fatto questa critica mi ha risposto che i punti aurei non si trovano nel modo che ho descritto.
Ho risposto, che ho usato la divisione che Paolo Veronese ha fatto nel Convitto in casa Levi e, inoltre, per altre divisioni ho usato lo stesso sistema che Piet Mondrian usava per dipingere i suoi quadri.
Nel capitolo che ho dedicato alla progettazione quando parlo del raccordo tra le volute affermo che il centro del raccordo si trova su un punto aureo.
Ebbene quella divisione è la stessa che Mondrian ha usato per costruire Dipinto l, e le divisioni che ho trovato da solo, seguono rigorosamente queste impostazioni.
Ad ogni modo i disegni per trovare ogni singolo punto aureo, (anche se non sono in questa relazione), li conservo e posso stamparli in qualsiasi momento.
Prima è stato fatto il lavoro e poi il disegno.
Non ci posso credere.Se qualcuno non ne è convinto si armi di metro e misuri tutti i punti dell’insegna.
Non è possibile una coincidenza del genere su una proporzione ben definita.
Il lavoro è troppo pesante.
Non capisco mai cosa significa questa frase, il ferro ha un peso   di 790 kg a metro cubo, per cui il lavoro eseguito in acciaio necessariamente deve avere  un peso proporzionale.
Se invece uno intende il peso visivo, credo di aver spiegato fino nei dettagli  i motivi che mi hanno portato a costruire l’insegna in questo modo.
L’insegna è troppo grande.
Questa è una stupidaggine, il braccio è relativamente piccolo, evidentemente chi fa una osservazione del genere non conosce niente di insegne.
È sufficiente leggere il capitolo sulle dimensioni delle insegne che fa l’ Allemagne.
Ma se come tanti prendono la lettura come fosse un affronto personale, basta ricordarsi delle insegne più famose come quella di Nagold  a quella di Vlopp, si possono citarne alcune migliaia e tutte più grandi della mia. 
Il ferro non va dipinto.
Nessuno ha mai visto una insegna barocca monocromatica, sarebbe una contraddizione in termini.
 I particolari sono grossolani.
E’ vero, non ho mai detto di essere un bravo fabbro, se i particolari sono dozzinali è colpa mia che non ho saputo fare di meglio.
Per le rifiniture bisogna tenere presente che il punto visivo dell’insegna è tra i 500 e i sei metri di distanza.
Di conseguenza, questa critica avrebbe valore per una ringhiera di scale che la si guarda tra i due metri e i quaranta centimetri, ma in questo lavoro forgiare i pistilli di un fiore del diametro di 30 mm sarebbe del tutto incongruente.
I colori sono troppo violenti.
Mah! Mi è difficile pensare ai colori come a delle truppe d’assalto, a chi mi ha fatto questa critica, ho cercato di rispondere che la funzione principale dell’insegna è quella di attirare l’attenzione, i colori splendenti li reputo uno strumento adatto alla bisogna.
L’insegna è posizionata all’esterno per cui i raggi ultravioletti agiscono in modo costante su di essa sbiadendo con l’andare del tempo i colori,  con le tinte smaglianti questa azione del sole viene notevolmente rallentata, se i colori fossero tenui diventerebbero illeggibili nel corso di qualche mese.
I fabbri di una volta erano più bravi.
Con scarsa diplomazia l’ho mandato a quel paese (in realtà l’ho mandato in un posto molto più volgare) se è per quello, anche oggigiorno la quasi totalità dei fabbri è più brava di me, ma mi secca sentirmelo dire da gente che non sa niente di ferro battuto.
Il lavoro è brutto.
Questo è esattamente quello che ho cercato di fare.
Il lavoro non è originale.
Verissimo, ho spiegato fino alla nausea il perché.
Una volta non avevano gli strumenti che abbiamo adesso.
L’insegna è stata eseguita nel 2007.
La tabella non andava fatta in lamiera ma in legno.
Vero se facevo una riproduzione di una insegna del XVII o del  XVIII secolo.
Comunque dei laminatoi abbastanza efficienti erano in funzione nella seconda metà del 1700, Jean Lamour ha utilizzato tranquillamente questo prodotto.
I gigli non sono il simbolo di S. Giuseppe ma il simbolo della purezza.
I gigli sono anche il simbolo della purezza.
Sotto ai gigli andava un foro fatto a caldo.
Si lo so, ho sbagliato.