Adriano Cortiula

Adriano Cortiula

 Fabbri innovatori

Antoni Gaudì y Cornet

Non si sentiva la mancanza di una biografia sull’architetto Antoni Gaudì, infatti ne farò una sul fabbro Gaudì, mestiere che ha fatto prima di diventare architetto.
Non mi faccio intimidire da biografie che sembrano agiografie, anche se è vero che si è aperta la causa di beatificazione nei suoi confronti. A me interessa solo il fabbro, per il mistico e l’architetto chiedere ad altri.
Quindi se cercate la solita sbobba andate su wikipendia troverete tutto ciò che serve.
Io invece cercherò di descrivere cosa ha fatto come fabbro.

È necessario, per formare una clientela e un nome, essere pagati per ciò che valgono le opere.

Vita

 

Tutti quei geniali di biografi che scrivono su di lui, non sono riusciti ancora a mettersi d’accordo, praticamente non sanno ne dove ne quando è nato.
Per quanto ci riguarda è nato verso la fine di giugno del 1852 nei pressi di Reus.
Antonio da bambino era abbastanza pelandrone passava giornate in giro per alture e boschi a far nulla, per via di una malattia non meglio individuata.
Per diventare fabbro è nato in una famiglia stupenda, suo padre suo nonno suo bisnonno e il suo trisavolo da parte di padre erano fabbri, ed erano pure fabbri il nonno e il bisnonno da parte di madre.
I suoi avevano una bella bottega, dicono che facevano i calderai ma nessuno spiega di preciso cosa vuol dire.
In effetti ho trovato un riscontro che afferma che quella officina costruiva enormi botti di metallo per la distillazione dell’uva.
In alcune biografie si legge che erano degli industriali. Presumo che fosse una grossa officina fabbrile che lavorava anche altri metalli oltre all’acciaio.
E’ accertato che imparò il mestiere sotto la guida di suo padre, tanto la frequenza scolastica all’epoca non era obbligatoria. In ogni caso provenendo da una famiglia agiata nono aveva problemi di istruzione, infatti frequentò le scuole della borghesia catalana. Primarie alle scuole di Francesc Berenguer (si, era il padre del suo collaboratore) Liceo all’Escolapios di Reus, ( Istituto di Istruzione Secondaria).
Trovò il tempo di lavorare in una ditta tessile, ma non ho capito cosa faceva, fatto sta che il proprietario, Joan Tarras lo spedì di nuovo a scuola.
A diciotto anni nel1870, iniziò a studiare alla facoltà di architettura di Madrid. I suoi stavano già mantenendo il fratello maggiore Francesco, che frequentava la facoltà di medicina, il quale si laureerà diventando medico, purtroppo pochi anni dopo morì.
Per gli studi se la prese comoda si laureò nel 1878, nel frattempo fece pure il servizio militare obbligatorio, ma era imboscato in un ufficio a Barcellona e spesso era a casa in congedo per malattia, questo gli evitò di combattere nella guerra del 79. Quando si laureò il preside, persona seria e consapevole, disse: (sempre che lo abbia detto, non è sicuro) “Non so se abbiamo conferito il titolo a un pazzo o a un genio, con il tempo si vedrà.”
Il tempo che ha messo per frequentare l’università a Madrid bisogna contestualizzarlo, a parte il sevizio militare i laureati in architettura in quegli anni sono stati: quattro nel 1878 quando si è laureato, l’anno successivo si sono formati 8 architetti in tutta la Spagna nel 1880 due e nel 1881 solo un architetto. È ovvio che con questi numeri era difficile laurearsi, erano il risultato di assurdi formalismi, che Gaudì da una parte criticava e dall’altra doveva accettarli se voleva il titolo.
Storica la battuta che disse al suo amico Llorenç Matamala il giorno che gli conferirono il titolo: “Questi qui si sono accorti solo oggi che sono un architetto?”
Nello stesso anno conosce Güell, il quale aveva grossi capitali e in questo splendido modo iniziò la professione di architetto.
Con nostalgia ricordo il progetto su cui ha discusso la tesi di laurea e le parole della commissione: “Interessante il progetto di fine anno che ha presentato alla commissione d’esame, relativo ad un portale in un cimitero: oltre alle impeccabili qualità grafiche, i tratti elaborati per la loro espressività scenografica e per il loro potente simbolismo, permeato di religiosità e anche di una certa nota caratteriale.”
Io guardo spesso i portali dei cimiteri dove vivo, dalle mie parti il compito di disegnarli lo hanno affidato a persone insensibili, grette e incapaci. Al mio paese sono riusciti a ristrutturare il cimitero, omettendo di inserire con cura qualsiasi simbolo cristiano, con un lavoro che offende i vivi e insulta i morti. Altre persone altri lavori altri tempi.
L’uomo Gaudì
 
Il personaggio Gaudì nel corso della sua vita, per motivi suoi, ha fatto un percorso personale strano forte, è passato dal bel vivere all’ascetismo.
Fisicamente era biondo con gli occhi azzurri, aitante, per via di antiche origini francesi.
Era un vero dandy, frequentava teatri mostre, ristoranti di lusso, aveva gusti culinari molto raffinati, si vestiva con molta cura, come si vede dalle foto dell’epoca, quindi il suo guardaroba era da sartoria. Partecipava a molti dibattiti conferenze e attività sociali.
Difendeva le sue idee anche in piazza, risulta che fu picchiato dalla polizia almeno tre volte e in un caso, si fece anche qualche giorno di prigione.
Con le sue qualità di abile conversatore, Gaudí riuscì ad introdursi nell’ambiente della borghesia catalana.
Tutto ciò mal si concilia con una famiglia di poveri calderai.
Curiosità. Joan Maragall, amico intimo di Antoni Gaudí, scrisse un libro LA CALAVERADA, il cui protagonista, è un giovane donnaiolo e dandy che si suppone essere appunto Gaudí.
Già lavorava come architetto e aveva un buon introito economico, quando conobbe Papeta, prese una cotta memorabile e dopo quattro anni gli fece la proposta di matrimonio, lei era sveglia e apprezzava la compagnia di Antoni che le parlava d’arte, di filosofia e dell’universo mondo, ma apprezzava anche diversi morosi che conversavano di meno e si muovevano di più.
Alla domanda di Gaudì rispose picche.
Sembra che Antoni dopo quella delusione non volle più sapere di donne. conosco qualche altro petegolezzo sulla sua vita sentimentale, ma non lo scrivo, poiché non ho abbastanza fonti certe.
Nella maturità cambiò stile di vita, si isolò e visse come un solitario anacoreta, sono questioni notissime ma non riguardano il suo lavoro di fabbro.
I suoi biografi possono girarla e voltarla come vogliono, il fatto è e rimane, che iniziò fin da subito a poter realizzare le sue idee. Certo, chi lo finanziava nei suoi progetti, oltre a essere molto ricco, era anche lungimirante e amante dell’arte, da parte sua lui era un fuoriclasse assoluto.
Di certo aveva molte capacità una delle quali era quella di appropriarsi di molte informazioni con incredibile velocità.
Un’altra era quella di vedere che volume poteva ricavare da qualsiasi superficie piana, prima di fare il lavoro, e questo lo giustificava col fatto di essere un fabbro che sapeva come disporre il materiale che aveva a disposizione.
Al giorno d’oggi diremmo che era bravo a fare gli unwrapp che è la trasposizione di qualsiasi piano da 2D a 3D
Come tutte le persone di carattere, il suo era pessimo, ma con il tempo lo peggiorò, parlava solo con chi riteneva adeguato alle sue conversazioni, inoltre a Gaudí piaceva molto parlare, senza essere interrotto e a parte il dott. Santaló che aveva piacere ad ascoltarlo, non erano molti coloro che intrattenevano conversazioni con lui.
In ogni caso lavorò tutta la vita con impegno realizzando opere eccezionali.
Guell
Pepeta
Gaudì nel 18
Il cancello del drago
 
Nel 1883 Disegnò e fece costruire il cancello del drago, nella Finca Güell.
L’utilizzo che fece dell’acciaio per l’epoca fù rivoluzionario, anche se ci sono dei pezzi forgiati è evidente che a lui non fregava nulla.
Aveva trovato nella officina di Vallet i Piqué degli esecutori che rispettavano alla lettera la sua volontà.
Per fare il cancello a parte pochi pezzi, sembra che Antoni abbia usato dei rottami, anche se so che è difficile trovare rottami su misura, ( ho letto che i pezzi sono stati saldati con l’uso della saldatrice elettrica, non ci credo, all’epoca la saldatrice era ancora sperimentale solo il 10 agosto 1886 il professor Thomson brevettò la saldatura elettrica per resistenza.)
Questo lavoro è interessante per il motivo che Gaudì ottiene esattamente quello che aveva in testa, successivamente quando si rivolge a un fabbro a tutto tondo come Onos, troverà molti problemi a convincerlo a lavorare fuori dagli schemi della lavorazione classica della forgiatura dell’acciaio.
Questa opera in acciaio ha avuto un successo straordinario è tuttora la più fotografata di tutto il parco Guell.
Le riproduzioni di questo cancello sono numerose e alcune pure ben fatte, nei miei archivi ne ho contate una decina, ovviamente di cui sono a conoscenza e ho le foto, presumo che almeno un centinaio di fabbri si sia cimentato, ho visto pure delle atrocità basate su quel cancello.

Casa Vicens
 
Venne costruita tra il 1883 e il 1885, anche se il progetto era precedente.
Per quanto ci riguarda l’opera più significativa in lega ferro-carbonio è la cancellata delle palme, ma ci riguarda poco poiché è in ghisa. Gaudì fece il disegno e lo scultore Llorenç Matamala realizzò lo stampo in gesso e di seguito venne fatta la fusione in ghisa (dicono che il lavoro lo abbia fatto Onos, ma dubito, poiché quel fabbro era un forgiatore e non risulta che avesse una fonderia per la ghisa. Ma può darsi che si sia accollato il lavoro e abbia diretto la fusione, e poi eseguito il montaggio)
Altri lavori in acciaio forgiato sono interessanti poiché si nota quelli che ha disegnato Antoni, certe reti nei balconi ma tutto sommato si vede l’acciaio si scostarsi solo di poco dalla rigidezza formale anche se qualche particolare inizia a muoversi liberamente. Si possono notare le differenze tra i lavori così concepiti e quelli  realizzati da Onos o altri.
  Casa Botines

 

 
Questa casa è a Leon , Gaudì si portò dietro Onos per eseguire gli acciai di questa casa, l’opera più notevole è la rostra con una testa di leone magnificamente eseguita.

 Fabbri innovatori Antoni Gaudì 

 

Palacio Güell
Le rostre ogivali in acciaio di questo palazzo, per molti studiosi sono la data di inizio del modern style.
Anni prima Gaudì nella Finca Guell aveva già usato l’acciaio in maniera audace e innovativa, rispetto ai canoni dell’epoca. Ora riesce a imporre all’officina di Juan Onos le sue idee, trovando nei fratelli Badia due splendidi alleati. Troverete degli aneddoti sia sulla biografia di Onos sia su quella dei fratelli Badia. Per farsi una idea dei ferri di palacio Guell è meglio leggerle tutte e tre.
Le opere forgiate di palacio Guell sono note in tutto il mondo anche ai profani, quindi eviterò descrizioni che risulterebbero stupide.
Una mia impressione però voglio descriverla.
Si tratta della griglia per finestra che è sotto lo stemma, è evidente che l’abbia forgiata Onos, ma guardatela bene sembra di vedere Gaudì che sta dicendo “ lascia stare quel ferro non serve che sia preciso deve solo assomigliare non serve precisione, è importante l’impatto generale”
Non si spiegherebbe in altro modo la variazione delle torsioni sui profili verticali, figuriamoci se un fabbro come Juan non saprebbe farli precisi.
Stemma centrale
Qui una vanteria voglio farla, fin da adolescente quando guardavo le riproduzioni dei due portali di ingresso del palazzo mi soffermavo sullo stemma che è in mezzo (lo stemma della Catalogna) e più guardavo e più mi convincevo che quello stemma non l’avesse disegnato Gaudì è brutto e sproporzionato e ha poco a che fare con il contesto.
Tempo fa mi imbatto in un articolo che spiega come sono andate le cose.
Il conte Guell e Gaudì arrivarono nel cantiere mentre Onos e i suoi operai avevano appena appeso quello stemma, la cronaca riporta il travaso di bile che ebbe Antoni, incazzato nero urlò che era una bruttura, Guell ebbe le sue a calmarlo, dicendo che a lui piaceva così.
Gaudì dovette ingoiare poiché Guell era il finanziatore.
Tempo dopo venni in possesso del disegno di Gaudì per quello stemma, che riporto a fianco.
Verosimilmente i fatti si sono svolti in questo modo, Guell chiese il disegno dello stemma a Gaudì e quello lo fece ma poi si dimenticò, nel frattempo Guell andò da Onos per farselo realizzare, forse non contento, forse influenzato di Juan gli lasciò mano libera, e lui lo realizzò con il gusto dell’epoca che nulla aveva a che fare con i portali.
Ho letto un’altra versione, la quale racconta che non fu Gaudì a insultare Onos dicendo che era una bruttura, ma un passante. Chi ha tentato di far passare questa versione doveva essere un romantico ingenuo.
Ho provato ad applicare lo stemma disegnato da Gaudì al posto di quello di Onos, francamente non mi convince per nulla, l’unica cosa che lega i due portali sta nel fatto che Gaudì al posto di disegnare uno scudo araldico classico lo disegna come i portali ovvero iperbolico solo che risulta rovesciato ma per il resto non va bene, doveva rifinirlo per legare le rostre attraverso lo stemma.
Casa Calvet
No, non credo sia stato disegnato da Gaudì il pezzo di acciaio forgiato più famoso di casa Calvet, è opera di Onos, per questo il pichiotto più famoso al mondo è descritto nella sua biografia.
Per il resto l’utilizzo che Gaudì ha fatto del piatto attorcigliato, sempre lo stesso,  cambia impatto visivo in ogni posto in cui è utilizzato.
L’unico posto in cui non è stato utilizzato, nel balcone sopra il portone principale, come si vede, per la prima volta ha utilizzato il l’acciaio senza telaio, una prova in vista della Pedrera.
Spettacolare l’utilizzo della voluta nella ringhiera interna.
Casa Milà la Pedrera
 
I lavori in acciaio di Casa Milà sono molto noti per la maggior parte costruiti dai fratelli Badia, sono strani, le inferriate dei balconi sono fatte con il ferro di recupero, e le ringhiere con dell’acciaio troppo battuto, nessun lavoro era nelle corde di Onos.
Mi sarebbe piaciuto esserci quando la signora Roser urlava, davanti alle impalcature, tutto il suo disappunto per il mancato rispetto delle scadenze e dei preventivi.
Forse urlò una volta di troppo, e Gaudì, che non era certo un novello Giobbe, perse la pazienza e consegnò le chiavi del cantiere agli operai.
I Milà si rifiutarono di pagargli l’intero onorario andarono per vie legali ma il tribunale diede ragione all’architetto e la famiglia Milà dovette ipotecare la casa per poterlo pagare.
A Gaudì non fregava niente, una volta avuti i soldi li ha donati interamente a un convento.
Piccola cattiveria, si racconta che Pere Milà non aveva sposato la vedova di Guardiola ma “la Guardiola” che in catalano significa salvadanaio.
La Sagrada familia

 

L’opera più importante di Gaudì, ha meno opere in acciaio forgiato, meglio è talmente grande che le opere si disperdono, Antoni data la perenne carenza di soldi ha dovuto progettare degli acciai molto economici, il lavoro in acciaio forgiato, più importante e citato, lo ha fatto fare a Onos che sarebbe la recinzione della colonna dell’albero genealogico di Gesù.
Questo lavoro non lo so perché è tanto citato, si è complesso come lavorazione ma è brutto sembra una maglia industriale.
Non vorrei che il capolavoro di Onos sia l’incredibile costruzione dei ferri dell’armadio della sacrestia ora al museo della Sagrada Familia. Il legno è andato perduto a causa di un incendio nel 1936 si era salvato solo l’acciaio forgiato
Qui capisco il disegno e la mano di un grande fabbro.
Discorso a parte merita la porta della sacrestia, è attribuita a Gaudì ma lascia notevoli perplessità non riconosco la mano di nessun fabbro.
Notevoli per semplicità le ringhiere.
La faccenda Santalò

 

Il dott. Santalò era una delle pochissime persone che Gaudì frequentava, erano amici. E da qui è nata la famosissima leggenda che racconta come insieme abbiano aperto una officina fabbrile di forgiatura.
Ovviamente questa versione non è vera, la storia riporta questo: Joan Santaló figlio del Dott. Pere Santaló y Castellví, assieme a Josep Gaudí y Pomerol, cugino dell’architetto, fondarono una ditta di forgiatura dell’acciaio la quale durò poco poiché fallì.
Comunque ebbero occasione di fare diversi lavori interessanti, ad esempio il cancello della chiesa Bonanova, progettato nel 1902 da Josep Vilaseca e Lluís Domènech i Montaner.
Chiarito questo, riporto a titolo di curiosità un paio di fatti che coinvolsero i due protagonisti della storia.
Santaló scoprì il giovane architetto Josep Maria Jujol, che raccomandò a Gaudí per il suo talento.
Pere esercitò la professione si e no per un paio d’anni, era ricco, nonostante ciò fu il medico di Gaudì e della sua famiglia per tutta la vita. Non doveva essere un compito facile, dato che Anton era allergico non solo alle medicine che il medico prescriveva ma sopratutto ai consigli di qualsiasi tipo e genere.
Nel mese di giugno 1926 il dott. Santalò era ricoverato all’ospedale per un intevento alla prostata, e Gaudì passava a trovarlo ogni giorno, fino al giorno dell’incidente.
La figlia del dottore, un peperino di nome Francisca, per non rattristare il padre non gli fece leggere i giornali. Santalò disse “è strano che Anton non passi a trovarmi. Il giorno 10 al pomeriggio secondo diversi testimoni Santaló disse molto felice a Francisca che Anton era venuto e che la stanza era stata illuminata. Il dottore era convalescente e non sotto farmaci. La storia è riportata su vari giornali dell’epoca. Francisca non sopportava Gaudì poiché lui la cacciava via durante le conversazioni con suo padre, quando seppe che volevano aprire la causa di beatificazione disse testualmente “Gaudí, lo faranno santo, capo degli irascibili”.
Le panche della Chiesa della Colonia Güell
 
 
Vediamo di attualizzare la storia della panche destinate alla cripta della Chiesa della Colonia Güell a Santa María de Cervelló.
Queste panche le ha ordinate Gaudi e le ha pure pagate, le 20 panche, che secondo la fattura originale costavano 20 pesetas ciascuna,
sono state costruite e risulta che nessuno ha protestato anche per il fatto che lo sapevano prima.
ogni panca è costata circa 50 euro attuali del 2023 (la conversione l’ho fatta attraverso i cambi ufficiali sia spagnoli che italiani al netto dell’inflazione. si tratta praticamente della sola mano d’opera forse per il fabbro anche il carbone)
Il prezzo credo che sia coretto anche se attualmente forse avrei chiesto sui 60 euro.
Ho visto come sono costruite, il profilo di acciaio proveniva da imballature di grosse balle di cotone, ed è stato assemblato per chiodatura.
Per quanto riguarda il legno era materiale di scarto proveniente anche quello da imballaggi.
Che ora una sola di queste panche venga venduta per oltre 300.000 euro può significare solo due cose, La prima, che Gaudì e i suoi collaboratori fossero degli idioti, oppure idioti sono quelli che la comperano a quei prezzi.
Morte
 

L’unico autista dell’unico tram che il 7 giugno del 1926 circolava per Barcellona, investì l’unico fabbro architetto della città.
Il manovratore scese, trascinò il corpo fuori dai binari, risalì e proseguì la sua corsa.
Gaudì come al solito era trasandato e vestito male, nella concitazione del momento nessuno lo riconobbe, tanto che un paio di poliziotti obbligarono un tassista a portarlo al pronto soccorso, fu trasferito all’ospedale più vicino e li subito riconosciuto dai medici di guardia Trenchs e Bosch.
Fu trasferito in una stanza singola e visitato da diversi luminari ma le condizioni nonostante un breve miglioramento, durante il quale approfittò per farsi dare l’olio santo, peggiorarono e il 10 giugno morì.
Pertanto la storiella che era morto all’ospedale dei poveri senza essere riconosciuto è una balla.
Ho letto come sono andate le cose semplicemente su ( La Vanguardia , 9/6/1926, p. 21).
Può darsi che quel giorno fosse vestito male,
ma nel 2013 è spuntata una foto in cui si vede Gaudì elegantemente vestito che cammina per strada, siccome si sa la data dello scatto risulta che aveva 68 anni quindi in teoria quando faceva l’asceta nella Sagrada Familia.
Concludo queste brevi note  con le parole del suo amico e scultore Ricardo Opisso:

 

Antoni Gaudì ha trascorso le più belle e felici ore della sua vita nella officina del fabbro Juan Onòs, mentre guidava l’esecuzione dei suoi ferri battuti, spiegando la forma con i gesti e spesso battendo il ferro sull’incudine con la competenza di un abile forgiatore.”

Opisso