Adriano Cortiula

Adriano Cortiula

Fabbri innovatori

Toni Benetton

La biografia di Tony Benetton è dovunque si parli di acciaio, quindi sarò stringato nel descrivere il corso della sua vita.
Riporterò solo qualche episodio che conosco ma soprattutto come lo hanno trattato.
E’ nato nel 1910 coetaneo di Friz Khun e morto nel 1996.

Quindi se cercate date o eventi sono tutti su Wikipedia.

Fabbri innovatori
Toni Benetton

 
Se Friz Khun è stato l’ultimo dei grandi fabbri antichi, Tony Benetton è senza dubbio il primo dei moderni.
Li cito spesso assieme, ma non sono sicuro che si conoscessero.
E’ molto difficile scrivere di una persona che ho conosciuto personalmente e che si è rivelata così importante.
Benetton l’ho visto per la prima volta nella sua villa di Mogliano (ero in visita con una comitiva) dopo una mia domanda, mi prese per un braccio mi portò dietro una colonna dove c’era un tavolino e mi tenne li per più di mezzora, mentre veniva spesso chiamato a palesarsi con l’intero gruppo. Ricordo che si meravigliò molto che conoscessi il suo lavoro e le esposizioni che aveva fatto (all’epoca era l’anno 1988 non c’era internet, quindi le informazioni erano basate su ritagli di giornale) L’ho rivisto a Stia e ho parlato con lui altre due volte, sempre di una gentilezza e franchezza straordinarie. Purtroppo non sempre sono sicuro che ci siamo capiti. Questo per il semplice motivo che parlavamo due lingue profondamente diverse, io un zoppicante italiano, Lui un veloce e rapido veneto. Di quei colloqui mi sono rimasti solo degli appunti che ho trascritto nella immediatezza delle conversazioni, letti a posteriori non dicono gran che a parte qualche informazione che non avevo. Quando dico immediatezza intendo qualche ora dopo, purtroppo non ricordo tutto ciò che ci siamo detti. Mi è rimasto il ricordo di una persona molto gentile, molto competente a tratti forse ingenua, insomma una brava persona.
In ogni caso dopo questi colloqui una cosa era chiara, le nostre vite non sono state sconvolte, ma ho approfittato per ringraziarlo di avermi inconsapevolmente aiutato a scegliere cosa fare nella vita.

Artista

Come Gaudì, diventato famoso come architetto pur essendo fabbro, anche Benetton è diventato famoso più come artista che come fabbro. E questo sicuramente ha giovato a Lui, ma ha messo nei pasticci noi fabbri che nulla sappiamo di arte. In ogni caso leggiamo lo stesso quello che scrivono su di lui, e qui sono dolori. Di lui scrivono grandi intellettuali usando parole e frasi di enorme altezza atta a descrivere la sua arte. Purtroppo parole e concetti per artisti o persone intelligenti e colte lontane dal nostro linguaggio da officina e da concetti banali su quanto costa un maglio o una incudine.
Vorrei fare una considerazione, in un libro (Toni Benetton il genio del ferro) lo prendo a caso, vale per tutti coloro che hanno descritto l’arte di Toni.
Faccio questa analisi che farà ridere gli artisti del ferro ma è a uso e consumo di noi poveri gretti e ignoranti manovali dell’acciaio.
Questa è una frase che si trova a pagina 11 l’autore sta descrivendo l’opera di Toni
“Le pulizie di primavera sono già avviate, gli sciamani dopo aver fatto il giro con il capello in mano per raccogliere oboli, ritornano a giocare a scopone con Marcuse.”
Sono sicuro che l’autore di queste sublimi parole sia di molto superiore a Don Lisander e al ghibellin fuggiasco, ma purtroppo noi ignoranti non capiamo questi alti concetti.
Non capisco il perché tirar fuori un vecchio arnese in voga nel 68, poi giustamente dimenticato, ho avuto in mano un suo noioso libro (vado a memoria “Eros e civiltà,” che probabilmente ho letto, sicuramente non capito e rapidamente scordato.)
Il tipo era contro il capitalismo, prendendo all’epoca il lauto stipendio dall’università di Harvard e non insegnando gratis all’università di Mosca o di Leningrado, molto coerente.
Le sue frasi più famose sono le seguenti, che sappia io.
“Distruggete tutto ciò in cui avete creduto finora, buttate a mare tutto ciò che fino ad ieri rappresentava il basamento della vostra vita: vi sembrava acciaio e non era che latta, vi sembrava eterno ed è invece friabile e inutile.”
“La differenza tra erotismo e pornografia è la differenza tra il sesso celebrativo e quello masturbatorio.”
In pratica dopo aver letto questo aulico testo un normale fabbro non sa se suicidarsi o farsi una sega. Non direi che il personaggio Marcuse vada associato a chi lavora, Toni lavorava.
Poche frasi dopo ne spunta un’altra nel tentativo di scusare Toni per il suo linguaggio semplice. Cito:
“in essa affiora con chiarezza anche in virtù di un eloquio diretto che sarebbe piaciuto a Seneca.”
Seneca, non era l’artista delle perifrasi il cultore delle anafore il Paganini delle metafore e delle antitesi, l’amatore della prosa frammentata?
Lontano dalla limpida chiarezza e dalla prosa armoniosa di Cicerone, che noi umili possiamo capire facilmente. Ma per quale motivo disprezzare il linguaggio semplice, capisco che gli artisti non intendano divulgare al volgo il loro sapere, ma se Toni parlava così forse voleva farsi capire da tutti.
Riporto l’unica frase che ho capito di tutta la dotta presentazione:
Nessuno dei grandi progetti, elaborati dalla fine degli anni 60 fino alla morte (1996) è stato realizzato.
Chiaro no!

L’accademia del ferro

Basta una breve ricerca su google e si trovano talmente tanti allievi di Tony che se ciascuno avesse lasciato solo una modesta mancia, il maestro sarebbe stato talmente ricco da fare concorrenza a Musk e Gates.
Invece Lui mi ha detto che è stato costretto a chiudere l’accademia del ferro dopo poco che l’aveva fondata per mancanza di vile denaro.
Lucio Carraro con grande onestà, l’otto luglio del 2021 scrive in modo chiaro la risposta che Toni gli fornì anni fa in seguito al suo interessamento come assessore alla cultura a proposito della accademia del ferro.
“Asesor, qua ze dai anni 60 che vien a trovarme onorevoli, senatori, presidenti: mi go preparà tanti pransi, co l’unico risultato concreto che me ze ‘nda via un cortìo de oche e anare roste”.
Fine della discussione sull’accademia del ferro.

La grande sfera

 
La grande sfera del 75 è stata venduta a babbo morto nel 2000.
Tony mi ha detto (ho ancora l’appunto) che quella sfera la voleva cedere a prezzo di costo al comune di Padova dove aveva fatto un allestimento con la stessa, trovando il luogo in cui era posizionata meravigliosamente adatto. Ovviamente i politici cui spettava prendere la decisione hanno optato per un rifiuto.
Ho letto che è stata concepita per quella piazza di Treviso dove si trova tuttora.
Può darsi, come può darsi che io abbia capito male, può darsi che Tony abbia fatto confusione, può darsi che abbia riportato l’appunto in modo erroneo, ma una cosa è certa! La grande sfera in quella piazza c’entra come i cavoli a merenda. Non serve essere artisti per vedere che la scultura dialogava con la natura più nel parco della sua villa dove l’ho vista al vero, che non in mezzo a quell’incrocio dove neanche gli abitanti l’hanno accettata e la chiamano in modo di scherno la palla. Poi è tutto un cercare di nasconderla, una volta con delle luci di natale poi con patetiche illuminazioni infine cercando con delle umili violette di fare un tappeto per ancorarla ancora più al terreno, insomma gli abitanti di Treviso fanno di tutto per mimetizzarla.
Se Benetton l’aveva concepita per quel posto, può darsi che si sia sbagliato.
Mi dispiace e mi scuso, ma voglio riportare in questa biografia l’influsso che ha avuto Tony Benetton nella mia vita.
Da ragazzo in paese frequentavo una piccola bottega di fabbro in quanto il figlio del titolare è un mio amico. Fu li che per la prima volta vidi qualcosa in acciaio forgiato e non so per quale cavolo di motivo mi appassionai alla faccenda.
Era una maledetta rosa forgiata, poi individuai che proveniva dalle officine Calligaris di Udine. Un lavoro anche oggi che sono vecchio avrei le mie a rifarlo.
Per me e per anni il massimo del lavoro di forgiatura erano le costruzioni barocche o in Modern Style.
Il problema era questo, più crescevo e più chiaramente capivo che erano forgiature vecchie, non poteva essere tutto lì.
Per quanto strano possa sembrare non avevo nulla su cui basarmi, in più ero adolescente e cretino come tutti gli adolescenti, e vivevo in un posto marginale come la Carnia dove non ho mai conosciuto un fabbro con le conoscenze minime di forgiatura. Invece ho conosciuto diversi imbecilli che parlavano di questa materia senza sapere assolutamente nulla.
Figuriamoci in quali condizioni vivevo l’interesse per l’acciaio forgiato.
Fu così fino al giorno del mio sedicesimo compleanno. Quel giorno un mio cugino che abita a Milano mi regalò delle schede di lavori in acciaio.
In quelle schede, le conservo gelosamente, c’erano i lavori di Tony, e capì immediatamente le potenzialità dell’acciaio forgiato e di conseguenza cosa avrei voluto fare nella vita.
Posso dirlo ora, all’epoca continuavo a essere stupido e non avevo le idee per nulla chiare, ma vedevo quello che era possibile fare.
Il fatto che io sia diventato un fabbro, non ha implicato alcun tipo di sforzo, ma tutto si è svolto in maniera naturale, se uno vuole fare un mestiere, lo fa senza tante seghe mentali.
Tony non lo sapeva ma il suo lavoro ha dato un senso alla mia vita.