«Il sottofondo sonoro della sua fanciullezza non era il belare delle pecore, bensì il risuonare del maglio». Questa è la lapidaria ed efficacissima immagine di Michael Viktor Schwarz – professore di storia dell’arte all’Università di Vienna.
Anche questo caso è da rivedere, chissà perché i fabbri devono essere dei poveracci, in questo caso a mettere in giro la voce che il padre di Giotto fosse un poverissimo contadino, è stato addirittura Lorenzo Ghiberti, non esattamente un incapace. (aveva delle fottute ragioni personali per comportarsi così)
Bondone di Angiolino, era fabbro abitava nella parrocchia di S. Maria Novella a Firenze, quindi era iscritto alla corporazione dei fabbri, nella Firenze del 200 non si poteva lavorare senza le autorizzazioni, chiedere al figlio dell’Alighiero per avere conferme.
Comunque abbastanza ricco da poter mandare suo figlio a bottega da un pittore, probabilmente non il Cimabue.