Adriano Cortiula

fabbri illustri

Riccardo Cassin

Riccardo Cassin, difficile parlare di un mito, ma come si fa a nasconderlo. Parlo per invidia pura, quando ha aperto il traverso sulla grande di Lavaredo, e molte altre vie ,faceva il fabbro a tempo pieno. L’evoluzione dei suoi lavori da fabbro sono ancora oggi usati da migliaia di alpinisti.
La maggiore qualità per un fabbro è che il suo lavoro venga ripetuto nel tempo, la maggiore qualità per un alpinista è quella di morire vecchio, Lui ci ha lasciato a cento anni. E’ stato uno dei fabbri che più hanno onorato questo mestiere.
Tutti abbiamo letto il suo libro “ la dove la parete strapiomba”e sappiamo di sua mano che le grandi conquiste che ha fatto nell’ambito alpinistico, le ha fatte di domenica o durante le ferie.
Riporto una sua frase
“Mi allenavo di sera, dopo dieci o dodici
ore di lavoro. Facevo ginnastica, corre-
vo a piedi e correvo in bicicletta, lo non
avevo la bicicletta ma mi allenavo a pie-
di e me la facevo prestare da un amico
per fare le gare, lo ho sempre lavorato
per mantenere la famiglia e arrampica-
vo solo il sabato e la domenica. Mi alle-
navo per le Dolomiti e il Monte Bianco
facendo le vie nuove in Grigna…”
Non basta, quando si è messo in proprio la sua produzione di chiodi da arrampicata, piccozze, martelli e moschettoni a partire dal 1947. Nel 1950 sviluppa anche le prime giacche in piumino d’oca utilizzate per le spedizioni in alta quota. Successivamente svilupperà anche imbraghi, ramponi in titanio e la piccozza con manico in carbonio. È stato talmente bravo, che un tipo come Mauro Corona, in un suo libro per descrivere un passaggio particolarmente difficile afferma di aver recuperato un chiodo di quelli fatti e piantati da Riccardo lo conserva ancora come uno dei cimeli più preziosi.
Chiodi costruiti e usati da Cassin
Il traverso della grande del Lavaredo
Cassin Corona