Otto Schmirler, non l’ho conosciuto, ho incontrato la sua vedova, l’unica persona che cerca di portare avanti la memoria di suo marito.
Otto era nato nel 1909 un anno prima di Khun e Benetton, purtroppo fabbrilmente è rimasto a quell’anno forse a anni precedenti, nelle sue opere non c’è traccia del modern style, e i suoi tentativi di plasmare l’acciaio rimangono un ottimo esercizio tecnico ma nulla di più.
I miei colleghi sia fabbri che giornalisti non lo sopportano. Un giorno chiesi a Elgass (direttore della rivista Hephaistos) il motivo di questo ostracismo verso un fabbro così bravo.
“Troppo usuale, troppo banale, troppo scontato“. Fu la risposta.
A me quel fabbro piace e piace molto.
Il giornalista ha dato voce ad opinioni che avevo già sentito anche da illustri fabbri, ma non tengono conto che il mestiere di base si fonda sui lavori di Otto, in pratica se non si sa fare quei manufatti non si conosce il mestiere. Certo poi bisogna evolverlo e Schmirler forse non lo ha fatto, ma la sua tecnica era molto raffinata, in ogni caso ognuno fa quello che vuole e Otto lo ha fatto bene.
Chi critica Schmirler si ricordi del “Werk und Werkzeug des Kunstschmieds” il miglior libro sugli attrezzi da fabbro che sia mai stato disegnato.
Ho visto le foto della sua bottega, a Vienna in Schönlaterngasse 9, per me rimane un mistero su come abbia lavorato con i suoi operai in uno spazio così soffocato con quattro forge.
Ora non credo sia possibile neanche in Austria lavorare in locali simili. Quella bottega è rimasta tale dal 1880 al 1970 l’anno in cui Otto si è ritirato per dedicarsi ai libri. Ne ha scritti quattro che fanno parte della biblioteca di qualsiasi fabbro.
Ci ha lasciati nel 1987.
Nel 2008 i locali della sua officina sono stati ampliati, e la sua bottega ridotta ad attrazione turistica.
Un laboratorio di fabbro è del fabbro, è una faccenda privata e intima, far entrare un mucchio di gente per curiosare non mi pare bello.
Grandi fabbri esecutori del ferro battuto Otto Schmirler
La strada dove lavorava si chiama Schönlaterngasse per via di un vecchio fanale che ora è conservato al museo di Vienna ( Wien museum). Questo fanale è stato rifatto da Otto, sotto le immagini delle due lanterne.
Stranamente la famosa insegna a forma di chiave che è tuttora sopra la porta dell’ex laboratorio probabilmente non la fatta Otto, ma bensì suo nonno Josef, il fondatore della officina.