Adriano Cortiula

Adriano Cortiula

I grandi fabbri innovatori

Edgar Brant 

 
Noi fabbri, tutti quanti, abbiamo in testa come miti certi lavori visti sui libri, due dei lavori che abbiamo in testa e tutti i colleghi possono descrivere fin nei minimi particolari appartengono a questo fabbro. Il paravento “L’Oasis” e la “ Escalier Mollien, al Museo del Louvre”
Edgard Brant uno molto bravo, anche se non ho capito che tipo era. Sicuramente ricco e benestante, con amicizie influenti, ma questa è la condizione di base di molti fabbri.
Vediamo cosa ha fatto. E’ nato il 4 dicembre 1880 ha tolto il disturbo l’8 maggio 1960 è stato un fabbro e un prolifico progettista di armi.
E’ uno dei pochi che ha imparato a forgiare a scuola, esattamente all’ l’Ecole Nationale Professionnelle de Vierzon. La Kahr scrive che a 15 anni era il miglior fabbro della scuola, e te pareva.
Nel 98 finì la scuola e andò a fare la naja per due anni, nel 1901 aprì un piccolo laboratorio al 76 di rue Michel-Ange nel 16° arrondissement di Parigi.
A 21 anni senza avere mai lavorato, apre un laboratorio (atelier) in uno dei quartieri più esclusivi di Parigi. Quindi più cari. Se fosse stato in periferia si sarebbe chiamato bottega, e li inizia a fare dei lavoretti.
La Kahr ha affermato che “i pezzi in scala ridotta di Brandt, caratterizzati da accuratezza e precisione, erano un punto di partenza che lo avrebbe portato alle grandi opere in ferro che erano anche quelle meticolosamente lavorate”
Era bravo, nel 1903, Brandt fece il suo debutto nella società delle belle arti e delle arti applicate esponendo le sue opere al Salon des Artistes Decorateurs.
Nei due anni successivi amplia e di molto il laboratorio, assumendo diversi operai. Si sposa e inizia a fare figli.
Ed è in questo periodo che inizia con i grandi lavori di forgiatura in seguito a importanti commesse. Iniziò col botto, forgiando la ringhiera dello scalone dell’Hotel de Ville a Euville.
Nel 1903 fu inventata la saldatura ossidoacentilenica e nel1908, Brandt mise alla prova questo nuovo metodo di saldatura, quando progettò una ringhiera in ferro battuto in stile Art Nouveau per M. Bardedienne. Nella ringhiera della scala, Brandt ha creato singoli pezzi che sono stati poi saldati tutti insieme per creare una composizione complessiva. Molti dei colleghi di Brandt rimasero contrari all’idea di questa nuova tecnologia; sentivano che “l’unica lavorazione del ferro utile era quella della bollitura” (Kahr, 31). Tuttavia, questo sistema permise a Brandt di avere un grande successo a causa del fatto che molti dei suoi disegni non potevano essere prodotti se non fosse stato per questo nuovo metodo di saldatura.
Sentendo le critiche Edgard affermò
“Il fabbro deve utilizzare i mezzi che la tecnologia ha messo a sua disposizione; preservare o mantenere i vecchi metodi è un’assurdità”
1914 scoppia la guerra Brandt è arruolato per il servizio militare vicino a Nancy, quindi ha certamente visto l’opera di Lamour.
Ma quelli non erano tempi di forgiature decorative, non ho capito come ma alla fine dell’anno tornò a Parigi con l’ordine di progettare e realizzare un mortaio da 60 mm e le munizioni necessarie, ovvio che questi incarichi venivano dati a persone non solo brave ma anche ben immanicate.
Questo lavoro lo portò a termine in maniera brillante tanto che la sua arma non solo fu prodotta per l’esercito francese, ma fu copiata, con licenza o no anche dagli altri eserciti.
Dopo la guerra impiantò le fabbriche per costruire armamenti ma oltre la direzione di queste continuò a fare il fabbro.
Fece costruire un fabbricato all’angolo tra Boulevard Murat e rue Erlanger, dove poi lavorarono 150 persone, per la maggior parte specializzate nei vari settori dell’artigianato.
Negli anni 20 era il fabbro più famoso al mondo tanto che l’American Association of Architects lo ha reso membro onorario nel 1929.
Ingrandì nuovamente la sua attività e ha aprì una fabbrica all’avanguardia nel sobborgo parigino di Chatillon-sous-Bagneux, dove oltre 3.000 lavoratori hanno fabbricato sia metalli decorativi che armamenti sotto il suo nome.
Nel 36 la sua fabbrica fu nazionalizzata e nel 39 fuggì in Svizzera, rientrò in Francia alla fine della guerra ma non riaprì la sua fabbrica, si interessò fino alla morte nel 1960 solo di piccoli lavori.

I grandi fabbri innovatori Edgar Brant